M E (A) L S






Death comes repeatedly
2023
Scheletro di un vibratore, faretto led a campo stretto, gelatina, fili e connettori elettrici
Dimensioni adattabili allo spazio






Lo statuto dell’individuo contemporaneo si può rintracciare all’interno di quelle relazioni nate grazie ai cosiddetti new media la cui conseguenza è il radicale cambiamento del rapporto tra il Singolo e l’Altro, che ha portato a una graduale spersonalizzazione.
All’individuo viene chiesto di essere sempre più attivo, di mettersi in gioco mostrando tutti i retroscena della propria esistenza, in modo così veloce da tradurre i movimenti in un agire sempre più meccanico.
Death comes repeatedly è un momento in perpetuo movimento, una performance intima e privata che oscilla tra assenza e presenza, tra realtà e trascendenza.
L’opera indaga la meccanicità condizionata del piacere e la ripetizione a vuoto delle dinamiche relazionali, riducendo le forme e arrivando alla morte di esse; in questo modo, l’ultimo spasmo tra vita e morte, l’ammiccamento intermittente della vibrazione, consente di percepire il corpo, il rapporto con se e con l’Altro, in modo polisemantico in base ai diversi sguardi che vi si poggiano. Questa indagine sulla carnalità, tartassante e veloce, si traduce nell’installazione attraverso un linguaggio ludico e colorato, che contribuisce a creare un’atmosfera allo stesso tempo grottesca e accattivante, di cui si fa ambasciatore l’unico suono udibile nello spazio: la vibrazione meccanica del piacere.
Punto stabile dell’opera è un cerchio di luce rosa, simbolo trascendentale dell’essere, che ingloba lo sguardo del fruitore e lo accoglie dolcemente.
L’installazione, che rimanda alla forma di un lecca lecca, è in continuo movimento, scossa dai ripetuti spasmi dello scheletro di un vibratore appeso al centro, privo del suo morbido involucro esterno. Svelato il meccanismo, l’ossatura è l’unico elemento fisico, l’unico riferimento tangibile che fugge nel movimento.
Death comes repeatedly provoca il desiderio e poi fugge nel vuoto. Una ricerca del desiderio che si rivela infinita, una corsa racchiusa in un loop artificiale in cui l’attesa si trasforma in una dolce agonia, non esaustiva ma aperta al movimento, aperta nella luce alle possibili rinascite.
Non è dato sapere quando e se il desiderio verrà raggiunto. Nonostante questo, il movimento del corpo, diventato macchina, continua.

Martina Pappalardo


Visual documentation
https://youtu.be/ER8gGHPpFuk






Installazione site-specific allestita presso Officine Brandimarte, Ascoli Piceno (AP)
a cura di Rosanna Accordino