M E (A) L S



Adstrato 2nd version
2023
Faretto, gelatina fotografica, visore VR
Esperienza immersiva da fruire mediante app passthrough per visore VR





Adstrato (2nd version) irrompe nelle pareti di Spazio15 e nella percezione del singolo mediante codici e mezzi tecnologici che svelano e mutano il rapporto tra gli osservatori, tra le cose e i luoghi costringendo il fruitore a farsi cosa-che-vede. Sotto un cono di luce rossa, il fruitore indossa il dispositivo di realtà virtuale a disposizione. Attraverso la modalità pass through, alterata da filtro rosso che simula una camera oscura fotografica, sia l’individuo, sia l’ambiente che le rappresentazioni circostanti sono sensibilmente soggette a una nuova interazione e interpretazione.

Adstrato (2nd version) si pone come un parallelo in costante evoluzione e riorganizzazione, mutante nel tempo e nello spazio, è un’esperienza in grado di generare percorsi relazionali complessi, a più livelli, i quali si intrecciano l’uno con l’altro creando nuovi scenari.
L’ambiente, le persone e gli oggetti che abitano in quel preciso momento lo spazio, trovano nuovo senso nella possibilità di essere percepiti e divenire Altro, attraverso la sovrapposizione tra soggetto-oggetto, tra occhio-dispositivo, tra persona-cosa.
Adstrato è un grande occhio. Un occhio palpitante. È un corpo pieno di occhi. Denso di occhi. È un corpo pieno di occhi fisicamente inconsci.
E’, quindi, attraverso l’incrociarsi di sguardi che entrambi, contenuto e contenitore, soggetto e oggetto, interno ed esterno, interiore ed esteriore, si vivificano.
Gli oggetti modificano lo spazio entro il quale il mio sguardo si muove. Il mio sguardo modifica lo spazio entro il quale gli oggetti si muovono.
Entrambi, in quel momento, diventano sguardo costruttore.
Adstrato aggiungere uno strato alla volta, sovrappone gli sguardi al dispositivo ai quali viene dato il potere di attivare la consapevolezza e la conoscenza in base all’ignoto e al non familiare, quindi alle infinite descrizioni alternative.
La partecipazione del pubblico intesa come smembramento delle parti e come partecipazione emotiva, modifica il significato attraverso frammenti percettivi che delineano in modo prettamente individuale e personale la totalità degli stimoli messi in scena.

«La vera alterità passa attraverso lo sguardo, perché l’essere Altro è colui che mi guarda guardandolo, per il quale cioè sono l’oggetto di uno sguardo nel momento stesso in cui egli è l’oggetto del mio guardare.
Ma come assicurarsi che non è il mio sguardo che vedo nel suo?»

M. Milner, La fantasmagoria, Il Mulino, 1989, p.62

La performance è accompagnata da un audio udibile indossando il dispositivo.
Il suono è una combinazione di sonificazioni astrali che fanno da sottofondo a una serie di appunti e pensieri letti e tradotti in dialogo da un sintetizzatore vocale, i cui concetti vertono sul movimento inteso come spazio sfocato e senza confini.
È nell’errore che troviamo la possibilità di ricercare e rintracciare identità, luoghi, spazi e paesaggi.

Testo:

To decolonize the binary body we must be in perpetual motion.
Accidental bodies which, in their error, elude language.
What is a body without a shape?
What is a body without a name?
An error.
The error shows wild, uncontaminated, unknown, unrecognizable, unnamed lands.
Where do identity, space and landscape meet?
Reverse perspective.
Appropriation.
Illusive experience.
Rewriting relationship.
Hybrid assemblies.
Widespread interference.
Fluid perceptions.
Blur identity.
Subject or object?
A kiss in the universe.
The image is drooling.
No one’s identity is clear.
No one’s space is clear.
No one’s landscape is clear.
We are point of view in a fluid chaos.

https://youtu.be/0SSoN8B2xhE






Installazione site-specific esposta presso Spazio 15, Brescia (BR)
durante la mostra personale “We are points of view in a fluid chaos”
a cura di Martina Pappalardo

Photo credits: Stefano Riboli